SAN GIOVANNI BATTISTA - MONTE COLOMBO
0-6 anni
Mia nipote è in isolamento, perché i genitori sono risultati positivi al Covid.
Soffre a dover star lontana dagli altri. Come posso aiutarla?
Se possibile, stai un po’ sotto al balcone a parlare con lei, oppure falle una videochiamata.
Falle trovare un dolcetto dietro la porta.
Chiedi alle maestre d’asilo di preparare un biglietto o un disegno per lei, con la collaborazione dei suoi compagni.
Tratto da un articolo di Famiglia Cristiana
Mio figlio di 5 anni, a volte, ha degli scatti di rabbia che non riesce a controllare. Ultimamente è arrivato anche a tirare calci e pugni a tutto ciò che trova sul suo cammino. Cosa posso fare?
La rabbia è una delle nostre emozioni fondamentali. Sebbene spesso venga connotata negativamente, la rabbia assolve un ruolo essenziale per la vita di ogni persona: è un “campanello di allarme” che segnala la possibile presenza di un pericolo o di un ostacolo e prepara il corpo all’azione.
Ora, i bambini non sono in grado di autoregolare completamente le proprie emozioni e questo li porta ad avere delle vere e proprie crisi di rabbia.
È importante che i bambini comprendano che le emozioni vanno bene, che provare rabbia e qualsiasi altra emozione non è un errore: essere arrabbiati non è sbagliato. Tutti dobbiamo sentirci liberi di riconoscerla e di esprimerla.
Non dimentichiamoci che siamo un esempio importante per loro, quindi cerchiamo di partire da noi stessi. Se manteniamo un atteggiamento calmo e coerente, evitando di assumere comportamenti intimidatori o di urlare, consentiamo ai bambini di sviluppare la loro capacità di autoregolazione e di apprendere dal nostro esempio.
Le emozioni vanno accettate e accolte, ma bisogna essere chiari con i nostri piccoli e far capire loro che ci sono dei limiti alle azioni. Ad esempio, va bene arrabbiarsi, ma non è giusto colpire la mamma o lanciare gli oggetti. Ricordiamoci di spiegare sempre il perché di certi limiti: comprenderne i motivi, infatti, permetterà al bambino di accettarli più facilmente.
Nei casi di particolare aggressività, è importante usare il contatto fisico e affettivo, accompagnato da frasi come ad esempio: «Questo comportamento non ti è permesso. Capisco che sei arrabbiato, ma questo non si fa. Ti do il tempo e lo spazio per calmarti, e poi penseremo insieme a un modo per comportarsi diversamente quando provi questa forte emozione».
Comunichiamo con i nostri bambini: incoraggiamoli a parlare delle loro esperienze e di ciò che provano. Aiutiamo a dare un nome alle loro emozioni. Condividiamo con loro ciò che stiamo provando noi: non dobbiamo avere paura delle nostre emozioni e di quelle altrui. Sediamoci accanto a loro e mettiamoci in comunicazione ed in ascolto.
Tratto da un articolo di UPPA
Preadolescenti
Mio figlio ha 13 anni e non lo riconosco più. Sembra che i suoi passatempi preferiti siano contestare noi genitori e risponderci male. Ci provoca, è insistente su quello che pretende e sembra gli sia tutto dovuto, mentre lui non fa mai nulla di quello che gli si chiede.
Dove stiamo sbagliando?
Molti nostri figli tra i 10 e i 14 anni ci paiono sconcertanti: li vediamo diventare oppositivi e provocatori. L’errore più frequente di noi genitori è quello di sentirci sbagliati. Ci sembra di essere impotenti e in balia dei loro stati umorali e delle loro reazioni prepotenti e aggressive.
Ciò che ti affatica è l’impulsività con cui vi risponde e il suo pretendere tutto senza mai dare niente in cambio. Su questi punti dovrete trovare nuove intese. Datevi un appuntamento e rimanendo calmi e collaborativi spiegategli che ci sono nuove responsabilità che lui dovrà assumersi e che vanno di pari passo con la maggiore autonomia di cui vuole godere. Potrete chiedergli che cosa lui è disponibile a fare per la sua famiglia (tenere in ordine il prato? Gestire la raccolta differenziata? Apparecchiare e sparecchiare? Stendere i panni, fare la spesa quotidiana di pane, latte, frutta e verdura?). In cambio voi contratterete con lui le nuove libertà di cui può godere.
Datevi regole condivise per le discussioni in famiglia: ci si può dire tutto, ma nessuno alza la voce né usa parole volgari.
Tratto da un articolo di Famiglia Cristiana
Adolescenti
Un consiglio che vale per tutti
Come genitori dovremmo essere capaci di riconoscere che i cambiamenti dei figli adolescenti che diventano adulti impongono anche cambiamenti al modo di essere genitori.
Non siamo più chiamati a supportare l’infanzia, ma a dialogare con un altro individuo che diventa progressivamente sempre più autonomo e adulto anche lui.
In più i nostri atteggiamenti mentali influenzano le nostre aspettative rispetto ai comportamenti altrui. È il famoso effetto chiamato “profezia che si avvera”: aspettarsi un comportamento ostile predetermina la mia difesa contro quel comportamento e quindi la mia ostilità. L’invito è allora quello di riuscire a mantenere un atteggiamento non pregiudiziale che darà la possibilità di non interpretare tutti i comportamenti del figlio adolescente come problematici e negativi prima ancora che un comportamento sia attuato.
Tratto da un articolo di UPPA
Sono la mamma di una ragazza di 20 anni, universitaria, che solo con me è arrogante ed aggressiva. Forse è anche colpa mia che le ho permesso questo comportamento, senza oppormi fermamente; me lo dice anche mio marito al quale mia figlia non si permetterebbe mai di rispondere.
Non so cosa fare: sembra che mi odi.
Bisognerebbe capire meglio come sono i legami all’interno della vostra famiglia e se sua figlia esprime con lei solo emozioni aggressive di rabbia e arroganza o ha anche atteggiamenti più teneri. In ogni caso consiglio di esprimere a sua figlia quello che sente, rendendosi disponibile all’ascolto, a sua volta, di quello che prova sua figlia.
E cerchi anche, se può, una sua serenità interiore perché, a volte, in una relazione gli altri non possono star bene se i primi a stare male siamo proprio noi.
Tratto dal forum psicologi-italia.it